TORRE CHIANCA (adriatico Salentino)

TORRE CHIANCA (adriatico Salentino)

Di: Marco Besso

Torre Chianca, una delle 5 marine del comune di Lecce, sul litorale Adriatico, ha una spiaggia che si estende per un paio di chilometri, caratterizzata dalla presenza della foce del fiume Idume, che la divide dalla spiaggia della località Spiaggiabella (a nord della foce) e che dà vita ad un bacino famoso per una folta biodiversità (ricca varietà di avifauna e ittica: branzini, orate, cefali e molteplici bivalvi) che – fortunatamente – ha fatto sì che qualche anno fa diventasse una Riserva naturale protetta e dunque è proibitissimo pescarci.

La Marina prende il nome da una torre/fortino costruita nel 1500 dagli spagnoli per difendersi dagli attacchi dei saraceni, tuttora presente anche se molto diroccata.

Come si può facilmente osservare dalla foto satellitare, l’Idume è un fiume sotterraneo, che scorre dal centro di Lecce fino alla costa e riemerge a poche centinaia di metri dalla riva, dove appunto crea un bacino ricco di vegetazione e fauna, con un estuario che si modifica nella direzione in funzione del moto ondoso del tratto Adriatico antistante.

La spiaggia è facilmente raggiungibile da Lecce, segnalata da cartelli stradali sin dalle tangenziali salentine e dista circa 15-20 min. dal centro della città.

E’ una spiaggia a bassa energia, con il tratto meno profondo in prossimità della foce, che diventa gradualmente poco più profonda allontanandoci verso Sud.

La spiaggia esposta ai venti dei quadranti settentrionali, nonostante sia di difficile interpretazione e lettura, presenta ottime possibilità con la creazione di settori – molto cangianti – influenzati tantissimo dalla direzione dell’estuario e, ovviamente, dalla direzione dei venti. 

Le specie che popolano questi fondali sono: spigola, orate, mormore, gronghi e pesci serra, fino a qualche anno fa presenti solo d’estate, divenuti ormai stanziali, difatti sono frequenti le catture anche durante i mesi invernali.

Le migliori opportunità di cattura si hanno intercettando i canali “paralleli” (attenzione, perché il più delle volte sono canaloni obbliqui e per niente paralleli alla battigia). 

I venti proficui che determinano le condizioni ottimali sono il Maestrale (NO) ma ancor di più la Tramontana (N) e il Grecale (NE). Con quest’ultimo, nei mesi più caldi (ma non è raro anche in autunno e inverno), durante la scaduta si creano spesso le condizioni ottimali per l’avvicinarsi delle orate in pascolo, esemplari dal chilo in su ma bisogna far presto, la scaduta di grecale qui ha una finestra temporale brevissima; due, massimo tre ore e poi si è fuori tempo, l’acqua si rischiara presto e rischiate di tenere ammollo ore e ore le vostre esche senza che nulla si manifesti, persino le mangianze di pesci minutaglia.

Le catture degli esemplari più grossi sono avvenute sempre nelle ore più calde della giornata durante l’inizio dell’estate (fine giugno, inizio luglio, quando ancora i bagnanti e i turisti non invadono l’arenile e il bacino) e dopo il tramonto durante l’autunno e l’inverno, specie nei picchi di alta marea.

Per mirare alla cattura di questo sparide bisogna possedere una sufficiente capacità di lancio per posizionare le esche oltre l’ultimo frangente che, in queste condizioni, spesso si colloca oltre i 90-100 metri.

L’esca con la più alta percentuale di successo in queste condizioni con le orate più grosse è il bibi, sia quello di Chioggia che quello “commerciale” francese. Nei mesi freddi invece durante la notte l’Americano ha più volte portato i risultati migliori.  Un bel trancio di cefalo e/o sarda regala sempre qualche bel serra!

Durante l’inverno la preda target è prevalentemente la Spigola. 

Essendo una spiaggia a bassa energia i migliori momenti sono la scaduta e la fase montante, con quest’ultima che offre la possibilità di fare molto spesso catture multiple ma di esemplari medio piccoli, il più delle volte sotto il chilo, che vi invito a rilasciare. Ovviamente non è una legge fisica e l’esemplare di taglia può sempre far capolino presso i nostri inneschi.

Con gli anelidi, in queste condizioni, lo stryke di piccoli branzini è assicurato, dunque esche più importanti e voluminosi vi aiuteranno ad essere più selettivi nella ricerca.

Durante la fase di scaduta è emersa invece una certa costanza e probabilità di cattura degli esemplari più grossi, specie durante la fase notturna e in coincidenza con i picchi di alta marea. 

Le esche più fruttuose sono l’immancabile seppia fresca, innescata sia intera se piccolina che con il classico innesco a coda di rondine, cannolicchi, calamari e anche piccoli moscardini!

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